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«La mia famiglia è come l’azienda un fatto di cuore»

La “porta girevole” di Bertolotto: «Mio padre mi ispira, moglie e figli mi danno forza»

di Chiara Carlini   ©IDEA 

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Uno come Claudio Bertolotto non ha tempi morti, ma quando lo chiamiamo per l’intervista, riesce a dedicarci del tempo e, come sempre, è gentile e disponibile. Iniziamo così una bella chiacchierata ripercorrendo le tappe storiche dell’azienda, leader in Italia nella produzione di porte d’interni, che coincidono con quelle personali di crescita del Project Manager saluzzese, classe 1982, nell’azienda fondata dal padre Attilio, oggi settantenne.

Si dimostra essere un conversatore affabile, un uomo legato alle tradizioni e al territorio, ma anche un professionista grintoso con lo sguardo sempre rivolto al futuro, che ha saputo con talento e determinazione portare un’azienda, nata 35 anni fa, ad essere riconosciuta come una delle migliori nel settore progettazione, produzione e commercializzazione di porte per interni riconoscibili per lo stile classico, moderno e di design. La chiave del successo, dice? «La famiglia» risponde senza pensarci due volte. Ma andiamo per ordine.

Claudio, quando e come è nata l'azienda di Famiglia?

«Nel febbraio 1987 a Crocera di Barge vicino a Saluzzo. Mio padre, appena finito il servizio militare, aprì un’impresa di costruzioni edili, ma fu a 37 anni che ebbe l’intuizione di dedicarsi ad un singolo prodotto per il settore, le porte. Così fondò Bertolotto Porte che due anni dopo, nel 1989, si stabilì in un piccolo capannone con due artigiani specializzati».

Quest'anno si festeggiano 35 anni dalla fondazione, ma quando è entrato lei in azienda?

«Giovanissimo, già alle elementari, appena uscito da scuola, passavo i pomeriggi in falegnameria a fare i compiti e aiutare gli artigiani come potevo, anche solo spostando le cose. Così giocando è nata la mia passione per il mestiere.

Quando finalmente raggiunsi l’età adatta per salire su un muletto mi brillarono gli occhi. Mio padre mi insegnò a guidare quel piccolo elevatore e io spostavo le porte da una zona all’altra oppure mi davo da fare svuotando i camion».

Da bambini c'è chi gioca con i trattori e chino i muretti veri, ma il passaggio da Barge a Torre San Giorgio, quando è avvenuto?

«Io entrai in azienda ufficialmente nel 1994 e l’anno successivo mio padre comprò un terreno a Torre San Giorgio per espandere l’azienda che, fattasi conoscere per la qualità e l’affidabilità dei prodotti, già dopo pochi anni era in crescita. Venne costruito un primo capannone di 3mila metri quadri e i dipendenti aumentarono a 12. L’obiet­tivo però era quello di ampliarsi ancora, così appena tre anni dopo, si aggiunsero altri mille metri quadri, e nel 2006 l’area produttiva si estese a 6000 metri quadri e vi lavoravano più di 50 persone. Da allora il processo di crescita e industrializzazione non si è mai fermato e continua tuttora».

Ci Spieghi meglio. Come è cambiata l'attività, la produzione nel tempo di Bertolotto Porte? Di quali cifre si parla?

«Nell’azienda di Torre San Giorgio lavorano al momento oltre 200 persone in un’area di oltre 100mila metri quadrati, 42mila coperti, contiamo però di aggiungere altri 55mila metri quadrati entro il 2025. Abbiamo un catalogo con 38mila modelli e nel 2021 abbiamo prodotto circa 200mila porte interne e 25mila blindate.

Vendiamo in oltre 70 paesi e abbiamo più di 1400 punti vendita tra Italia ed estero. Inoltre, sono orgoglioso di ricordare, dal 2015 abbiamo iniziato un processo per produrre tutte le parti necessarie al comparto porte in Italia.

Gli accessori (maniglie e cerniere per esempio n.d.r), vengono realizzate a Brescia presso CB Systems, acquistata da noi nel 2009, la produzione di porte blindate avviene a Piacenza nell’ultima azienda entrata a far parte del gruppo, Gardesa, acquistata nel dicembre 2020 per completare la gamma di fornitura e rispondere così a tutte le richieste dei clienti».

Sente su di sé la responsabilità di guidare un’azienda così importante e cresciuta in così breve tempo?

«Ovviamente. Sento la re­sponsabilità del ruolo che ricopro sin da quando nel 2002, appena ventiduenne, ne ho preso il comando come amministratore delegato. Ho sempre messo davanti a tutto non solo il progetto lavorativo, ma anche la crescita aziendale e la responsabilità per le persone che lavorano con noi e credono nello stesso sogno.

Certamente questo lavoro mi ha dato e tolto tanto. Lavoro sette giorni su sette. Dalle 6 del mattino sono in azienda, tra riunioni e seguire la produzione, e fino alla mezzanotte sono sempre al lavoro.

Questo, purtroppo, implica sottrarre molto tempo alla famiglia, a mia moglie Chiara e ai miei due bambini piccoli, Nicolò e Simone, ma quello che sto facendo è anche per loro, perché possano in futuro essere al mio fianco a portare avanti la fabbrica».

Con la stessa passione che aveva lei da piccolo? Di padre in figlio…

«Sì, devo ammettere che anche loro si divertono moltissimo in azienda. I miei figli di 9 e 6 anni, vengono ogni fine settimana in fabbrica a giocare e vogliono sempre salire con me sui muletti».

Il suo luogo del cuore?

«Crocera di Barge dove sono nato, dove è iniziato tutto e dove vivo con mia moglie, che viene da Padova, e mi affianca nel lavoro». Piccolo inciso: Bertolotto ha saputo far crescere l’azienda affrontando tutte le sfide degli ultimi anni: dalla crisi economica che ci ha colpito nel 2008, alla sostenibilità e alle politiche green prima degli altri, passando per l’emergenza pandemia e l’attuale crisi energetica. «Abbiamo sempre cercato – afferma – di affrontare le situazioni e trovare la soluzione adatta.

Nel 2017 abbiamo realizzato un impianto di riscaldamento a biomassa per lo stabilimento produttivo e amministrativo di Torre San Giorgio e nel 2019 impianti fotovoltaici per la sede centrale e per l’azienda di Piacenza. Questo, sicuramente, ci aiuta sul fronte della crisi energetica. Per quanto riguarda la mancanza di materie prime che sta colpendo il settore edile, abbiamo pensato di rispondere al problema facendo scorta di materiali in modo da consegnare i prodotti negli stessi tempi di prima».

Qual è il segreto del suo successo?

«Sono molto cuneese e per me per raggiungere un successo degno di essere definito tale, non basta una vita intera. L’etica morale e l’onestà sono i valori con cui quotidianamente gestisco l’azienda. In primis però posso sicuramente dire che la mia famiglia e soprattutto i miei figli sono il motore di tutto, sono la forza e la sicurezza che mi servono per resistere e affrontare ogni difficoltà. Mio padre è ancora oggi per me una presenza importante e indispensabile, fonte di ispirazione».

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